Gli Ainu, uomini orsi - Minoranze giapponesi pt.3



Ultima parte de “Le Minoranze giapponesi”! Oggi parliamo della più conosciuta minoranza nipponica, gli Ainu.

Il loro insediamento principale è l'isola di Hokkaido e hanno un aspetto piuttosto diverso dai vicini giapponesi: sono infatti caratterizzati da nasi prominenti, hanno il tronco più lungo delle gambe e, soprattutto, sono pelosi. Già, pelosissimi, e gli uomini sono soliti farsi crescere lunghe barbe, al contrario dei giapponesi che in genere tendono ad mantenersi glabri.

Mi ricorda un sacco Albus Silente. Era Ainu anche lui?

Gli Ainu vivevano sostanzialmente di pesca (in particolare del salmone) e di caccia. La loro religione è una sorta di animismo e dedicano un culto molto particolare all'orso, animale simbolo di questa gente poiché unica bestia in grado di difendersi dai cacciatori e, eventualmente, di ucciderli. Le cacce venivano preparate con attenzione e ogni famiglia aveva la propria zona di caccia. Se un uomo della famiglia veniva ferito da un orso, si evitava la zona dove era avvenuto il fatto per paura di subire il rancore dell'orso, che evidentemente serbava astio nei confronti della famiglia. Forse per una sorta di timoroso rispetto degli Ainu nei loro confronti gli orsi furono elevati al rango di kamui, divinità vere e proprie, a cui si rendeva grazie in vari modi.

Roba interessante: nel dodicesimo volume di “Popoli della Terra” a cura della Tom Stacey Ltd, è scritto: "in primavera (gli Ainu) catturavano i piccoli orsacchiotti e se li portavano al villaggio per allevarli in casa insieme ai bambini, con i quali spesso condividevano addirittura il latte materno. […] Gli Ainu trattavano l'orsacchiotto con affetto e addirittura con rispetto, poiché credevano che fosse stato affidato loro dagli dei. Questo trattamento poteva durare per circa tre anni. Poi, l'orsacchiotto veniva cerimoniosamente spedito a raggiungere i suoi celesti genitori. 
L'uccisione avveniva in inverno […]. Nel giorno stabilito l'orso veniva tirato fuori dalla gabbia e legato a un guinzaglio. Poi lo si feriva con frecce decorate: queste irritavano l'animale, e i suoi movimenti venivano interpretati come una danza di gioia per il viaggio imminente. Infine un cacciatore lo colpiva al cuore con una freccia, poi gli si rompeva il collo con due ceppi per essere ben sicuri che fosse morto. La testa veniva quindi sistemata tra i dolci e le altre leccornie da portare in dono agli antenati, e lo si pregava di raccontare loro come ci si era presi cura di lui, in modo da continuare a goderne i favori.”

L'uccisione rituale dell'orso

Inquietante, vero? Non so cosa sia peggio, se il fatto di uccidere l'orso in sé o come questo venisse fatto. Beh, immagino che da occidentali non possiamo capire.

I ragazzi e le ragazze venivano considerati uomini e donne intorno ai sedici anni e a quell'età gli uomini smettevano di rasarsi mentre le signore si tatuavano. Già, si tatuavano. Braccia e mani venivano ricoperte di segni ondulati e attorno alle labbra si disegnava una forma nera simile a dei baffi. Dopo un po' i tatuaggi scolorivano, ma anche sulle signore anziane rimanevano le ombre dei disegni simbolo della loro bellezza di un tempo. Anche agli uomini capitava di tatuarsi, ma solo per curare certe malattie. In ogni caso, la pratica dei tatuaggi è ormai in disuso da almeno sessant'anni.




Roba interessante: quando un uomo chiedeva la mano di una donna si recava a casa sua e mangiava mezza ciotola di riso, poi porgeva l'altra metà alla sua amata. Se questa la accettava allora era segno che accettava anche il pretendente come sposo. In caso contrario non mangiava nulla e poggiava la ciotola accanto a sé. Durante il matrimonio, gli sposi mangiavano poi metà ciotola di riso a testa.



Vedete, questo è un metodo molto semplice e indolore per friendzonare qualcuno. Ah, quanto avrei voluto nascere Ainu! Forse sarei stata disposta a sopportare tatuaggi e orsi pur di godere del “privilegio della ciotola”. E' una faticaccia per noi occidentali doversi inventare delle scuse anti-fidanzamento (tipo “scusa, non sei il mio tipo”, “non voglio rovinare il nostro rapporto di amici” etc.) mentre invece si potrebbe serenamente poggiare la ciotola accanto a sé con un elegantissimo: “Scusa, non ho fame”. E la situazione è risolta.



Quella degli Ainu è una lunga storia di discriminazione e repressione da parte dei giapponesi, che per lungo tempo li hanno considerati rozzi indigeni e hanno provato ad assorbirli nella loro cultura del progresso. Oggi, per fortuna, hanno partiti politici e associazioni che difendono la loro cultura e i loro diritti, nonostante gli Ainu in Hokkaido siano ormai solo 25,000 (anche se si pensa che altri si siano mischiati alla popolazione giapponese, portando il numero a 200,000 Ainu).

Nonostante siano ormai riconosciuti politicamente, spero non applichino per tutto il paese le loro pratiche nei confronti dei criminali!
Tra gli Ainu infatti è il capo villaggio ad emettere le sentenze, previa consultazione del consiglio degli anziani, e le pene comprendono l'esilio o l'essere picchiati con pesanti bastoni cerchiati. Questo popolo non conosce l'imprigionamento (tranne che per gli orsi) né la pena capitale, ma la politica nei confronti degli assassini è molto rigida: ad un omicida, infatti, si tagliano naso, orecchie e i tendini dei piedi. Assurdo. Come cavolo si fa a tagliare i tendini?! Cioè proprio al livello di tecnica, dove lo metti il coltello…?


Ed eccovi il popolo degli Ainu! Mi ha incuriosito tantissimo prendere informazioni su questa gente – hanno delle tradizioni affascinanti, vero? La roba dell'orso mi ha ricordato un po' “Koda fratello orso”, il film della Disney, ma Kenai purtroppo è un Inuit, non un Ainu. Peccato.
Per oggi è tutto da Hikari-sama!

Sayōnara!


Quello a destra sono io quando provo a sorridere di lunedì.


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