Gli Orok e gli storioni - Minoranze pt.1
Una cosa che in Italia
non conosciamo sono le minoranze indigene. Forse perché l'Italia, in
realtà, è sempre stata composta da diverse stirpi e etnie e non c'è
mai stato, fino ad un paio di secoli fa, un popolo che fosse solo
“italiano”. Questa potrebbe essere la premessa di un discorso
sull'immigrazione, ma non vi annoierò, tranquilli: oggi parliamo di
minoranze indigene nel mondo e, in particolare, delle minoranze
indigene portoghesi.
Ci siete cascati, eh? Questo è un blog sul Giappone, geni, cosa c'entra la Russia?
Il Giappone è composto
per l'1,6% da stranieri (se non si contano il corpo militare
americano e gli immigrati illegali) e fra le varie minoranze quelle
indigene si possono dividere in tre popolazioni: Orok, Ainu e
Ryukyuani. I primi due sono originari dell'isola russa di Sakhalin e
dell'Hokkaido (una delle isole maggiori del Giappone, per chi si
fosse perso il primo articolo), i Riukyuani, invece, abitano
nell'arcipelago del Ryukyu, tra l'isola di Kyushu e Taiwan.
All'inizio la mia idea era di trattare tutti insieme ma scrivendo mi
sono accorta che si sviluppa un discorso troppo lungo, perciò
dividerò il post in tre parti. In questa, la prima, parleremo di
questo popolo qui sotto.
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Orok
Secondo
un censimento del 2010, in Russia vivono 295 Orok e nel 1989 in
Hokkaido ne erano presenti solo 20. Una popolazione quasi totalmente scomparsa e concentrata, oggi, in non più di quattro villaggi. Dopo
una serie di guerre e controversie con la Russia, finalmente, negli
anni '60, gli Orok sono stati riconosciuti come nazionali giapponesi
ed è stato permesso loro di migrare in Nihon.
Nel 1975 è stata addirittura fondata un'associazione, la Uilta
Kyokai, per proteggere i diritti degli Orok.
Questa
gente parla la lingua Orok, che proviene dal ceppo delle lingue
tunguse, ma anche il Russo. Hanno un loro proprio alfabeto, derivato
dal cirillico e nel passato erano semi-nomadi, dedicandosi a caccia e
pesca. Erano inoltre piuttosto amici con i caribou, una grossa specie
di renna che provvedeva loro vestiti, cibo e trasporto. Oggi gli Orok
hanno adottato per la maggior parte una vita sedentaria.
Roba
interessante: il rito di passaggio dei giovani consisteva nell'andare
a caccia di uno storione, questo pesce qui.
Al cacciatore veniva dato cibo quanto bastava per una settimana e una fiocina
speciale. Se la spedizione andava a buon fine, il cacciatore prendeva
uno dei denti della bestia e si incideva la fronte o il braccio, per
dimostrare di fronte a tutti il proprio successo. In caso contrario,
data la grandezza e la forza del pesce, il cacciatore non tornava mai
più a casa – perché ci lasciava le penne.
Povero cacciatore Orok. Sarà così che la popolazione si è decimata. Immaginate se a un certo punto vi dicessero "Ehi figliolo, vai a catturare una bestia di pesce da 50 chili con una fiocina e un pezzo di pane, così poi ti regalo la mia carta di credito!"
Forse lo farei, per la carta di credito. Ma come cavolo si fa a catturare un pesce del genere? Io già non riuscivo a prendere i mie pesci con il retino quando dovevamo spostarli per pulire l'acquario.
Probabilmente se andassi ad una battuta di pesca del genere finirei così:
Scusate, GIF sbagliata. Andrebbe così:
Questa è la fine della prima parte! Ci vediamo quanto prima con la seconda e la terza. E' tutto da Hikari-sama.
Sayōnara!
Curiosità +1: Sì, avevo un acquario con tanti pesciolini carini. I più longevi morivano dopo due settimane.
Una volta ne avevo uno uguale, ma credo si sia incastrato nel filtro e poi sfracellato. Riposa in pace fratello. |
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